About the project

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Italiano

Premessa

L’Archivio di Stato di Bologna conserva alcune delle fonti più importanti per lo studio degli archivi pubblici nell’Europa medievale. Tra queste ci sono gli inventari risalenti alla fine del XIII secolo, realizzati per controllare il trasferimento della documentazione dagli uffici all’archivio attraverso una sua dettagliata descrizione, volta ad evitare sparizioni o alterazioni (Romiti, 1994). Nell’ambito del progetto Archival City dell’Università Gustave Eiffel, abbiamo analizzato uno di questi inventari, il Liber seu memoriale del 1324, che si è rivelato essere al tempo stesso il risultato e lo strumento della riorganizzazione di una parte rilevante dell’archivio dell’antico comune cittadino, la camera populi. Il confronto tra le descrizioni dei documenti di questo inventario e i registri effettivamente conservati oggi nell’Archivio di Stato di Bologna ha permesso di produrre un database che contiene tutti gli elementi a noi noti dei registri prodotti dalla curia del capitano tra il 1281 e il 1308. Questo database è all’origine del sito Bologna- Camera Actorum, la prima ricostituzione virtuale dell’archivio del comune medievale con cui si intende proporre un modello per la loro descrizione degli antichi archivi coerente con le categorie dell’epoca.

1. Il comune medievale e i suoi archivi

Il progetto Camera Actorum è la prima ricostituzione virtuale dell’archivio del comune medievale di Bologna effettuata sulla base degli antichi inventari.

Nella seconda metà del secolo XIII il comune di Bologna si articolava in due strutture parallele: il comune, presieduto dal podestà, strutturato in vari consigli a cui avevano accesso tutti i cittadini residenti in città iscritti al ruolo dell’imposta diretta (estimo) e alla leva militare cittadina, e il popolo, presieduto dal capitano del popolo, strutturato in collegi (come quello degli anziani e consoli) e consigli a cui potevano accedere i cittadini iscritti alle società  delle Arti e delle Armi (associazioni corporative professionali e territoriali) (Tamba 2017). I due magistrati  erano funzionari forestieri, provenienti da un’altra città e chiamati a governare Bologna per un periodo di sei mesi. Ognuno dei due magistrati forestieri era coadiuvato da una curia formata anch’essa di non bolognesi: i giudici che presiedevano i tribunali e molti altri uffici cittadini, i notai che li coadiuvavano scrivendo i documenti e i registri e i berrovieri, guardie a loro disposizione.  Al termine del loro mandato, i magistrati forestieri erano sottoposti a una verifica amministrativa (il “sidacato”) e solo in caso di esito positivo veniva loro versato il salario dovuto (Gaulin 2000). Anche a causa della necessità di verificare il loro lavoro, l’istituzione del governo di questi funzionari stranieri coincise con un nuovo desiderio di conservare le scritture nel registro, la cosiddetta “rivoluzione scritturale”. (Maire Vigueur 1995).

Per conservare le scritture e per copiare gli atti in esse conservati su richiesta dei cittadini a Bologna era attivo un servizio archivistico comunale che gestiva una camera del comune e una camera del popolo. Ognuno dei due depositi documentari era dotato di armadi (armaria), scaffali (schaffe), Casse (capse), sacchi e altri contenitori  destinati a conservare la documentazione prodotta (Giansante, Tura, Tamba, 2004).  Al fine di controllare la trasmissione dei registri dagli uffici di produzione alla camera actorum venivano predisposti al termine di ciascun mandato di un magistrato forestiero dei verbali di consegna che consistevano in  descrizioni della documentazione versata, che venivano definite designationes. Talvolta, durante momenti di ordinamento archivistico, queste liste erano copiate in un registro, una sorta di inventario sommario delle carte. Non è tuttavia questo il caso dell’inventario della Camera populi del 1324, il Liber seu memoriale omnium librorum et scripturarum repertorum et repertarum in camara actorum populi, che costituì un operazione più complessa.

2. L’inventario della Camera populi del 1324

Il Liber seu memoriale omnium librorum et scripturarum repertorum et repertarum in camara actorum populi (“Libro o repertorio di tutti i libri e gli scritti trovati nell’archivio del popolo”) non si limita a registrare i documenti esistenti, ma testimonia un riordinamento volto a dare al materiale trovato una disposizione più coerente e razionale.

L’8 agosto 1324, il consiglio del popolo decise di provvedere a un riordino generale degli archivi del capitano del popolo, la cui attività è stata esposta da Blanshei (2010). I registri degli uffici non erano stati depositati da cinque anni, mancava lo spazio per conservarli e non esisteva un elenco dei documenti. Il Consiglio affidò alla magistratura dei Difensori dell’avere, i funzionari incaricati del controllo e della difesa dei beni comunali, il compito di superare questi problemi. Dotati di questa risoluzione, i difensori dell’avere nominarono due notai (Tomaso domini Carnelvari ed Egidio Zambeccari) con il compito di redigere questo elenco, il Liber seu memoriale (Antonelli e Milani 2024)

Il manoscritto cartaceo è attualmente protetto, a seguito di un recente restauro, da una coperta membranacea alba delle dimensioni di mm. 450×320 e da due fogli di guardia non numerati posti al principio e alla fine del registro. Nel recto del primo foglio di guardia sono stati riportati in anni recenti a lapis niger il numero di corda «I/4» e la designazione «Armarium populi (consistenza al 1324) documenti dal 1281 al 1308».

Il ms. misura circa mm. 420x310x20 ed è costituito di un unico fascicolo formato di 25 bifogli, che presentano una filigrana a forma di campana. Risultano bianche le cc. 1r-v, 3v, 5r e 9r. La carta iniziale ab antiquo fungeva da foglio di guardia ed è l’unica integralmente non occupata dalla scrittura. È possibile che ciò che si è conservato sia solo la prima parte di un progetto più ampio. Questo spiegherebbe perché le descrizioni trascritte nel libro esistente arrivano all’anno 1308, mentre l’ordinamento delle carte e l’allestimento dell’inventario risalgono al 1324. ms. è formato da cc. 50 ed è stato cartulato ultimamente a lapis niger nel margine superiore di destra del recto di ciascuna carta con numeri arabi, nella progressione da 1 a 50. Tra c. 34v e c. 35r si conserva un foglio cartaceo volante siglato «34/bis».

A differenza degli inventari conservati per il periodo precedente, nel Liber seu memoriale la struttura logica coincide con l’organizzazione materiale, indice di un progetto di ordinamento che fornisce il contesto della creazione di questo strumento di descrizione. Infatti, le cinquantaquattro serie in esso descritte corrispondono ad altrettanti mandati di singoli capitani del popolo durante i ventisette semestri del periodo dal 1281 al 1308, e ad altrettante casse contrassegnate da numeri romani tra I e LIV. Per ogni serie, una nota iniziale riporta, a sinistra, il numero della cassa che contiene i documenti e, al centro, il nome del capitano, l’anno e il semestre del mandato .

(Figura 1)

Seguono, per ogni serie, le descrizioni delle unità archivistiche che contiene. Si tratta per lo più di libri, con una media di circa quindici articoli per serie/cassa. Queste descrizioni sono disposte in tre colonne, in modo da poter disporre fianco a fianco tre informazioni su ogni singola descrizione: A destra, c’è il codice di riferimento archivistico, espresso da una lettera secondo l’ordine dell’alfabeto. Le lettere utilizzate sono disposte nel seguente ordine: a, b, c, d, e, f, g, h, i, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, v, x, y, z, 7, 9 (i due simboli tachigrafici ‘tironiani’ per ‘et’ e ‘con’), + (un simbolo a forma di croce). A sinistra leggiamo le tracce di diverse ispezioni dell’archivio, avvenute in tempi diversi, dopo la pubblicazione dell’inventario del 1324. Sono espresse con le iniziali dei notai ispettori che hanno scritto i segni “g”, “p” e (maiuscola) “L”.

Le descrizioni vere e proprie occupano la colonna centrale, al centro del foglio, e sono la sezione di testo più consistente della pagina. Esse divergono notevolmente nel grado di analiticità, perché dipendono dalle fonti su cui potevano contare i due notai bolognesi che prepararono l’inventario nel 1324. Di solito si tratta di descrizioni sommarie che forniscono un insieme variabile di elementi (l’oggetto, la presenza della coperta, il tipo di atti che contiene, il nome del notaio redattore e talvolta il nome del giudice responsabile della sua creazione, o il numero di carte).

Un inventario più antico della camera populi non datato (ma databile alla fine del XIII secolo, certamente dopo il 1285) è conservato nello stesso fondo. In questo inventario è possibile identificare alcune delle stesse unità archivistiche descritte nel Liber seu memoriale. Il fatto interessante è che spesso queste unità presentano segnature diverse da quelle del 1324. L’ipotesi che durante il riordino effettuato nel 1324 i notai incaricati abbiano provveduto a produrre nuovi codici di riferimento è supportata dall’analisi delle copertine di diversi registri superstiti, che presentano in spazi diversi due lettere diverse corrispondenti alle descrizioni nei due inventari. Ad esempio, il registro 27 della serie attuale dei “Giudici del capitano del popolo “5, mostra sulla copertina nell’angolo superiore sinistro la lettera H, che corrisponde al riferimento alfabetico che sembra avere nell’inventario del XIII secolo, mentre più in basso mostra la lettera A, che è posta accanto alla sua descrizione nel Liber seu memoriale (Figura 2).

Questo confronto permette di concludere che l’inventario del 1324 non dava conto passivamente della disposizione esistente copiando descrizioni e riferimenti già disponibili, ma costituì lo strumento per la creazione di un nuovo sistema in cui i documenti di ogni serie – corrispondenti al semestre di un capitano del popolo e distinti da un’unica cassa designata da una cifra in numeri romani – venivano identificati utilizzando un codice alfabetico esclusivo, regolarmente progressivo, che, a differenza dei codici di riferimento precedenti, non poteva dare adito a fraintendimenti e faceva sì che ogni documento corrispondesse a un solo codice di identificazione possibile.

La struttura innovativa di questo inventario lo conferma allo stesso tempo come esempio del modo di pensare un archivio nella Bologna medievale (Antonelli Milani 2024) e come testimonianza della struttura archivistica assunta dalla camera populi nel 1324 (Antonelli Milani 2023). Per queste ragioni lo stesso inventario è stato scelto quale base per la prima ricostruzione virtuale del sito Bologna-Camera Actorum.

3. Principi metodologici e possibilità di ricerca

Il progetto è stato pensato per un pubblico eterogeno: gli archivisti e gli storici degli archivi;  gli studiosi dell’Italia comunale e della documentazione medievale; gli storici interessati alla Bologna comunale.

Esso persegue tre obiettivi: A) fare proprie quanto più possibile le categorie archivistiche e le logiche organizzative presenti negli inventari dell’epoca attraverso una storicizzazione che non ricorra alle modalità di descrizione e di rappresentazione standardizzate per i portali archivistici contemporanei; B) rendere visibili, navigabili e interrogabili i dati rappresentati e descritti negli inventari medievali; C) integrare tali descrizioni con informazioni relative ai responsabili del procedimento amministrativo, del processo di documentazione, del processo di creazione delle unità archivistiche oltre che con informazioni riguardanti la storia della documentazione con un’attenzione rivolta alla fase di produzione presso gli uffici, a quella di deposito e a quella storica.

A. A differenza della grande maggioranza dei portali archivistici consultabili online che prevedono una rappresentazione ad albero, genealogica e gerarchica del fondo, in questo sito si è scelto di rappresentare la mappa topografica del fondo. Nello stesso spirito si è cercato di valorizzare la tradizione archivistica del fondo così come venne configurandosi nella sua fase di conservazione permanente e, pur valorizzando l’iter della documentazione non il progetto non ha come ambizione principale quella di ricondurre le carte agli uffici di produzione. Distanziandosi dagli standard tradizionali, cerca piuttosto di aderire al principio di derivazione ulpianea e ben conosciuto nella Bologna due-trecentesca secondo il quale l’archivio è innanzitutto un luogo che dà valore giuridico alle carte in esso conservate. Come scrive Tancredi da Bologna nel suo ordo iudiciarius: “Publicum instrumentum dicitur quod de archivo publico seu armario producitur vel liber censualis in quo scribuntur census et liber annotationum, scilicet, quod confiteatur illus ex archivio publico esse productum”. La concezione dell’archivio come luogo è alla base della pagina d’accesso del portale e ne concede una  visualizzazione topografica.

La stessa logica di rispetto della logica dell’epoca guida la scelta di enfatizzare la descrizione delle unità archivistiche dalla loro produzione alla posizione logica e fisica che assumono all’interno dell’inventario e della cassa, ricostruibile grazie alla segnatura archivistica ad esse assegnata nel 1324. La decisione è il frutto di una scelta che intende valorizzare l’importanza che questi elementi assumono nella teoria e nella prassi archivistiche dei notai bolognese tra XIII e XIV secolo. Si tratta di una prospettiva euristica che sarà necessario testare su altri inventari medievali.

B. Facendo un bilancio ragionato dalla grande ricerca degli anni Duemila sui podestà coordinata da Jean-Claude Maire Vigueur François Menant e Isabella Lazzarini hanno posto l’accento, nel 2014, su “due temi su cui l’inchiesta potrebbe proseguire: i metodi di lavoro dei magistrati forestieri, che si rivelano così importanti nello sviluppo delle pratiche amministrative; e le familie, così mal documentate allo stato attuale delle ricerche che non è affatto sicuro che si giunga un giorno a conoscerle meglio” (Menant, Lazzarini 2014). Si tratta di tematiche di ampio respiro per le quali sembra essere stato creato il portale dedicato agli archivi della Camera Actorum del comune di Bologna in particolar modo a proposito di due settori della storia culturale comunale: la diplomatica del documento pubblico e l’intreccio tra saperi pragmatici, conoscenze giuridiche e circolazione di testi letterari nell’età di Dante. La consultazione delle schede descrittive riservate alle unità archivistiche e documentarie permette, infatti, di seguire le pratiche professionali collegate alla scrittura dei registri tra i funzionari di curia, di verificare l’entità della documentazione andata perduta (o non identificata), di osservare materialmente le fasi del lavoro all’interno dell’equipe al servizio dei magistrati forestieri e gli scambi tra loro.

La consultazione delle schedatura delle figure coinvolte nella formazione, gestione e conservazione dei registri consente agli utenti di venire a contatto con consistenti settori del personale podestarile comunale, consentendo di ampliare le non consistenti ricerche già avviate in tale direzione, come quelle, ad esempio, compiute su questo gruppo sociale così importante nell’epoca del comune podestarile (Artifoni 2009; Vallerani, 2009). La schedatura dei 526 funzionari pubblici che il sito mette a disposizione costituisce un primo campione di professionisti impiegati nelle città comunali di cui sarebbe interessante studiare la formazione, la provenienza, la specializzazione, la preparazione culturale tecnica, retorica, giuridica. L’opportunità che il sistema concede di incrociare questi dati esterni alla descrizione dei pezzi archivistici permette, inoltre, di valutare la consuetudine di notai e giudici a servire uno o più e diversi magistrati e, infine, di arricchire le conoscenze sul profilo professionale di personaggi noti da altre fonti, culturalmente e politicamente rilevanti nelle città comunali tra Duecento e Trecento.

C. Le descrizioni archivistiche, per quanto analitiche, puntuali e indicizzate, non permettono di conoscere se non in minima parte il contenuto delle unità descritte. Non permettono, cioè, di accedere alla conoscenza dei nomi degli accusati, dei testimoni, dei banditi nei registri giudiziari, i nomi dei consiglieri nei volumi di provvigioni o le località nei registri amministrativi del territorio. Ciononostante, il sistema esso consente di navigare tra i registri di uno dei fondi tra i più antichi e ricchi di tipologie documentarie tra quelli comunali. Per questo motivo la banca dei dati è interrogabile mediante una funzione “Ricerca per contenuto” che consente di recuperare senza difficoltà, mediante un dizionario controllato, le tipologie dei atti trasmesse dai registri (accuse, inquisizioni, presentazioni dei confinati, beni dei banditi…). Si tratta di informazioni che se utilizzate su un piano comparativo potranno costituire la base per uno studio rinnovato della diplomatica comunale.

Il sistema, inoltre, prevede per ciascun registro o altro documento descritto nell’inventario del 1324 e ancora oggi esistente una o più riproduzioni digitali (in una qualità che potremmo definire di lavoro) che facilitano la rappresentazione dell’oggetto fisico.

Il sistema, infine, prevede il ricorso a link esterni al portale medesimo, tesi ad arricchire le informazioni in esso presenti. Si tratta di collegamenti al Dizionario Biografico degli Italiani, normalmente disponibili solo per alcuni capitani del popolo, resi celebri per ragioni letterarie o storiche.

4. Istruzioni per l’uso

Il sito Bologna-Camera Actorum ospita quattro tipi di pagine collegate: la pagina-armadio; le schede-documento; le schede-persona e le schede-curia.

La pagina-armadio visualizza l’armarium populi secondo la descrizione del Liber seu memoriale del 1324, le sue 54 casse sono ordinate da in alto a destra a in basso a sinistra. In ogni cassa sono disposti, secondo la collocazione originaria, tutti i registri presenti nell’inventario, in rosso quelli non conservati, in blu quelli giunti fino a noi. I registri che abbiamo trovato in archivio ma non sono descritti nell’inventario, li abbiamo visualizzati in basso, fuori dall’armadio, in colore giallo.

In alto c’è la maschera per la ricerca libera, che permette di accedere ai campi testuali della intitolazioni dei registri e delle descrizioni dell’inventario. Così per esempio, digitando la parola  “banniti” si ricaveranno come risultati tutti i documenti che hanno questa parola ( o parole prossime) almeno in uno dei due campi. Per ricerche sulla forma esatta, occorre usare le virgolette).

A sinistra ci sono le maschere per le ricerche: per Nome (di capitano del popolo, giudice, notaio), per Curia, per Data (range cronologico), per Stato, Forma e Contenuto del documento, e più in basso, scendendo, per Consistenza, Cartulazione, Dimensioni, Materia e coperta. Si tratta di maschere collegate tra di loro. Se si cercano ad esempio tutti i documenti prodotti da un certo Capitano si ricavano, nelle maschere di ricerca sottostanti, i dati relativi di quei registri prodotti da quel capitano (quali sono le forme i contenuti, le consistenze le materie etc.). Volendo, si possono aggiungere (e cancellare) ulteriori filtri per restringere ulteriormente la ricerca.

Cliccando con il cursore su una capsa, questa si ingrandisce. Una volta ingrandita muovendosi al suo interno con il cursore appaiono i pop-up dei singoli documenti in cui sono presenti alcuni elementi essenziali: la curia, la descrizione che di quel documento fa l’inventario del 1324 e le date del primo e dell’ultimo atto in esso contenuto. Il pulsante “vedi registro” fa apparire la scheda-documento.

La schede-documento riporta a sinistra un visore con la fotografia della copertina (quando presente), della prima carta, e, talvolta, di altre carte significative (quarta di copertina, certe suddivisioni interne), al centro si apre su una scheda “Descrizione Archivistica”con la descrizione dell’inventario, la segnatura antica, quella attuale, le date, l’indicazione delle tipologie testuali presenti nel contenuto e la curia. La scheda “Storia del Documento” riporta nell’ordine, il responsabile della procedura (quasi sempre il Capitano del popolo), il responsabile del documento (quasi sempre un giudice della sua curia) e lo scriba (quasi sempre un notaio della familia capitaneale). Più in basso compaiono le sedi della produzione, del deposito e della custodia e gli intervalli di tempo in cui il documento è rimasto presso queste sedi. La scheda “Descrizione materiale” riporta l’intitolazione del registro, ricavata da inventari precedenti, quando disponibile o trascritta dalla prima carta, e gli altri elementi già ricordati nella sezione ricerche (stato, dimensioni, materia, consistenza, carte bianche etc.). A destra si può navigare tra gli altri registri vicini, cioè presenti nella stessa cassa. Alcuni elementi della scheda-documento sono cliccabili. Si tratta dei nomi di persona che permettono di accedere alle schede-persona e del nome della curia che permette di accedere alle schede-curia.

Le schede-persona contengono il nome nella forma più completa in cui si trova, la carica ricoperta nella o nelle forme presenti nei vari documenti, la presenza nella curia  con tra parentesi l’ufficio in cui ha esercitato e le date del primo e dell’ultimo atto in cui compare), nonché, quando esistono, dei link alla voce corrispondente del Dizionario Biografico degli Italiani o dell’Enciclopedia Dantesca. A destra, si trovano tutti i registri in cui compare la persona in questione.

Le schede-curia contengono la lista dei componenti della familia capitaneale secondo l’ordine: capitano, giudici, notai, e infine, quando necessario, i magistrati cittadini che partecipano ai documenti prodotti dalla curia.

English

Premise

The State Archives of Bologna (Archivio di Stato di Bologna, henceforth ASBo) holds some of the most important sources for the study of public archives in medieval Europe. Among these are inventories dating back to the late 13th century produced to control the transfer of documentation from the offices to the archives and to detail the extant documentation, not least to prevent disappearances or alterations (Romiti,1994). As part of Gustave Eiffel University’s Archival City project , we investigated one of these inventories, the Liber seu memoriale of 1324, which turned out to be both the result and the instrument of an reorganization of an relevant portion of the archives of the ancient city commune, the camera populi. The comparison between the descriptions of the documents of this inventory and the records actually preserved today in the State Archives of Bologna made it possible to produce a dataset that provides a detailed overview of the registers produced by the captain’s curia between 1281 and 1308. This database is at the origin of the site Bologna- Camera Actorum, the first virtual reconstruction of the archives of the mediaeval city commune with which we intend to offer a model for the description of ancient archives consistent with the categories of the time.

1. The medieval city commune and its archives

During the 13th and 14th centuries, Bologna was organized into two parallel structures. The commune, presided over by the podestà, was structured into various councils to which all citizens residing in the city, enrolled in the tax and military lists, had access; the popolo, presided over by the capitano del popolo, structured into colleges (such as the anziani e consoli) and other councils (such as the consiglio del popolo) to which citizens enrolled in the guilds and arms societies (voluntary neighbourhood associations) had access (Tamba, 2017). The two magistrates were foreign officials, called from another city to govern Bologna for six months. They were assisted by a group, the curia, consisting of several judges who presided over the courts and other offices, notaries who wrote documents, and berrovieri, guards at their command. At the end of their service, their work was subject to audit, and only if they were successful were they paid the money due to them (Gaulin, 2000). Also because of the need to verify their work the establishment of the rule of these foreign officials coincided with a new desire to preserve scriptures in the register, the so-called «scriptural revolution» (Maire Vigueur, 1995).

To preserve writings and to copy records filed at the request of citizens in Bologna there was the camera actorum, divided into a room of the commune and a room of the popolo. Each of the two repositories was equipped with cabinets (armaria), shelving (schaffe), chests (casse), sacks and other containers designed to store the documents (Giansante, Tura, Tamba, 2004).

In order to control the transmission of records from the offices to the camera actorum, delivery minutes called designations («descriptions») describing the deposited records were drawn up at the end of each term of office of a foreign magistrate. Sometimes, these were copied into a register, a kind of summary inventory of the documents. However, this is not the case with the Liber seu memoriale omnium librorum et scripturarum repertorum et repertarum in camara actorum populi, which was a more complex operation.

2. The camera populi inventory of 1324

The Liber seu memoriale omnium librorum et scripturarum repertorum et repertarum in camara actorum populi («Book or register of all the books and writings found in the archives of the popolo») does not merely record the existing records but attests to a rearrangement aimed at giving the material found a more coherent and rational arrangement.

On August 8, 1324, the consiglio del popolo decided to provide for a general rearrangement of the archives of the capitano del popolo, whose activity was exposed by Blanshei (2010). The records of the offices had not been deposited for five years; there was a lack of space to store them, and there was no list of the documents. The council entrusted the magistracy of the difensori dell’avere, the officials in charge of controlling and defending municipal property, with the task of overcoming these problems.3 Empowered by this resolution, the difensori dell’avere appointed two notaries (Tomaso domini Carnelvari and Egidio Zambeccari) with the task of drawing up this list, the Liber seu memoriale.

As a result of a recent restoration, the paper manuscript is currently protected by a parchment cover measuring 450×320 mm and two unnumbered guard sheets placed at the beginning and end of the register. On the recto of the first guard sheet, the reference number «I/4» and the indication «Armarium populi (consistenza al 1324) documenti dal 1281 al 1308» have been written in recent years in pencil. The manuscript measures about 420×310×20 mm and consists of a single fascicle formed by 25 bifolios which have a bell-shaped watermark. The blanks turn out to be ff. 1r-v, 3v, 5r and 9r. The initial leaf originally served as a guard sheet and is the only one wholly unoccupied by writing. It is possible that what has been preserved may be only the first part of a larger project. This would explain why the descriptions transcribed in the extant book each go as far back as the year 1308, while the rearrangement of the papers and the inventory date back to 1324. The manuscript consists of 50 ff. and has recently been foliated with pencil in the upper right margin of the recto of each paper with Arabic numerals, progressing from 1 to 50. Between ff. 34v and ff. 35r there is a flyleaf of paper preserved, containing an archival description: the paper is marked as «34/bis».

Unlike the inventories preserved for the earlier period, in the Liber seu memoriale the logical structure coincides with the material organization, an indicator of an ordering project providing the context of the creation of this instrument of description. Indeed, the fifty-four series described in it correspond to as many mandates of individual capitani del popolo during the twenty-seven semesters of the period from 1281 to 1308, and to as many casse («chests») marked by Roman numerals between I and LIV. For each series, an initial note shows, on the left, the number of the chest that holds its records and, in the center, the name of the captain, the year and the semester of the mandate.

(Figure 1)

This is followed, for each series, by descriptions of the archival units it contains. These are mostly libri («books») with an average of about fifteen items per series/case. These descriptions are arranged in three columns so that three pieces of information about each individual description can be arranged side by side: On the right, there is the archival reference code, expressed by one letter following the order of the alphabet. The letters used are arranged in the following order: a, b, c, d, e, f, g, h, i, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, v, x, y, z, 7, 9 (the two «Tironian» tachygraphic symbols for «et» and «con»), + (a symbol in the form of a cross). On the left we read the traces of several inspections of the archives, which took place at different times, following the publication of the 1324 inventory. They are expressed with the initials of the inspecting notaries who wrote the signs «g», «p», and (capital) «L».

The actual descriptions occupy the middle column, in the center of the paper, and are the most substantial section of text on the page. They diverge considerably in the degree of analyticity because they depend on sources on which the two Bolognese notaries who prepared the inventory could rely in 1324. They are usually summary descriptions that provide a variable set of elements (the subject matter, the presence of the blanket, the type of deeds it contains, the name of the notary redactor and sometimes the name of the judge responsible for its creation, or the number of papers).

In the same fonds, an older but undated inventory of the camera populi is preserved fragmentarily; however, it can be dated at the end of the thirteenth century, certainly after 1285. In this inventory it is possible to identify some of the same archival units described in the Liber seu memoriale. The interesting fact is that they often have references codes different from those they appear to have in 1324. The hypothesis that during the rearrangement carried out in 1324 the notaries in charge provided for the production of new references codes is supported by the analysis of the covers of several surviving registers, which show in different spaces of the cover two different letters corresponding to the descriptions in the two inventories. For example, register 27 of the actual series of the «Giudici del capitano del popolo»5, shows on the cover in the upper left-hand corner the letter H, which corresponds to the alphabetic reference it appears to have in the thirteenth-century inventory, while further down it shows the letter A, which is set next to its description in the Liber seu memoriale.

The inventory of 1324 did not give a passive account of the existing arrangement by copying descriptions and references already available, but was the instrument for the creation of a new system in which the documents of each series – corresponding to the semester of a capitano del popolo and distinguished by a single case designated by a figure in Roman numerals – were identified using an exclusive, regularly progressive, alphabetical code, which, unlike the previous reference codes, could not give rise to misunderstandings and made each document correspond to only one possible identification code.

The innovative structure of this inventory confirms it at the same time as an example of the way of thinking about an archive in medieval Bologna (Antonelli, Milani 2024) and as evidence of the archival structure assumed by the camera populi in 1324 (Antonelli, Milani 2023). For these reasons the same inventory was chosen as the basis for the first virtual reconstruction of the Bologna-Camera Actorum site.

3. Methodological Principles and Research Possibilities

The project is designed for a diverse audience: archivists and archive historians; scholars of city-state Italy and medieval documentation; and historians interested in medieval Bologna.

It has three purposes: A) To adopt, as far as possible, the archival categories and organizational logic present in the inventories of the period through a historicization that avoids the standardized description and representation methods used for contemporary archival portals. B) To display, navigate, and interrogate the data represented and described in medieval inventories. C) To enhance these descriptions with information about those responsible for the administrative process, documentation process, creation of archival units, and the history of the records, focusing on the office production phase, the deposit phase, and the historical phase.

A. Unlike the majority of online archival portals that provide a tree-based, genealogical, and hierarchical representation of the fonds, this site represents the topographical map of the fonds. It aims to valorize the archival tradition of the fonds as configured in its permanent preservation phase. While emphasizing the record-keeping process, the project does not aim to trace the papers back to the production offices. Instead, by diverging from traditional standards, it adheres to the principle of Ulpian derivation, well-known in 13th and 14th century Bologna, which posits the archive as a place that gives legal value to the papers stored within it. As Tancredi da Bologna writes in his “ordo iudiciarius”: “Publicum instrumentum dicitur quod de archivo publico seu armario producitur vel liber censualis in quo scribuntur census et liber annotationum, scilicet, quod confiteatur illus ex archivio publico esse productum”. This concept of the archive as a place forms the basis of the portal’s access page, granting a topographic view.

The same respect for the historical logic guides the decision to emphasize the description of archival units from their production to their logical and physical positions within the inventory and case, which can be reconstructed thanks to the archival mark assigned in 1324. This choice aims to highlight the importance of these elements in the archival theory and practice of Bolognese notaries between the 13th and 14th centuries. This heuristic perspective will need testing on other medieval inventories.

B. Reflecting on the extensive research on podestà, coordinated by Jean-Claude Maire Vigueur in 2000, François Menant and Isabella Lazzarini emphasized two elements for further investigation: the working methods of foreign magistrates, crucial in the development of administrative practices, and the curie, poorly documented in current research. The Bologna- Camera Actorum site addresses these themes, particularly in two areas of municipal cultural history: the diplomatics of public documents and the interplay of pragmatic knowledge, legal knowledge, and the circulation of literary texts in the time of Dante. Consulting the descriptive pages for archival and documentary units allows users to follow professional practices related to register writing among officials, verify lost or unidentified documentation, and observe the work phases within the team serving foreign magistrates and their exchanges.

Consulting the records of individuals involved in the formation, management, and preservation of registers enables users to engage with significant sectors of municipal staff, expanding research on this social group important in the age of podestà (Artifoni 2009; Vallerani, 2009). The database of 526 members of the curias provides an initial sample of municipal professionals, whose training, origins, specialization, and technical, rhetorical, and legal cultural preparation are of interest. The possibility to cross-reference this data with the description of archival pieces helps assess notaries’ and judges’ practices of serving multiple magistrates and enriches the understanding of the professional profiles of culturally and politically relevant individuals in municipal cities between the 13th and 14th centuries.

C. Archival descriptions of the site only minimally reveal the content of the described units. They do not provide access, for instance, to the names of the accused, witnesses, or outlaws in judicial registers, the names of members of a council, or localities in administrative registers. However, the database’s “Search by ” ( function enables easy retrieval of deed types transmitted by the registers (e.g., accusations, inquisitions, presentations of the confined, goods of the banished) using a controlled dictionary. This information could form the basis for renewed studies of municipal diplomacy if used comparatively.

Moreover, the system offers digital reproductions (of working quality) for each register or document described in the 1324 inventory that still exists today, facilitating the representation of the physical object.

Lastly, the system includes external links to enrich its information, such as links to the Dizionario biografico degli italiani, typically available for certain captains of the people renowned for literary or historical reasons.

4. Operating instructions

NB: A Translation table is available below

The Bologna-Camera Actorum site hosts four types of linked pages: A) the cabinet page; B) the document pages; C) the person pages; and D) the curia pages.

A. The cabinet page displays the armarium populi according to the description in the Liber seu memoriale of 1324. Its 54 chests are arranged from top right to bottom left. Each chest contains, according to the original arrangement, all the registers listed in the inventory: those not preserved are shown in red, and those that have survived are shown in blue. Registers found in the archive but not described in the inventory are shown at the bottom, outside the cabinet, in yellow.

At the top, there is a free search field, which allows access to the textual fields of the register titles and the inventory descriptions. For example, typing the word “banniti” will return all documents containing this word (or similar words) in at least one of the two fields. For exact searches, use quotation marks.

On the left, there are search fields: by Name (of captain of the people, judge, notary), by Curia, by Date (chronological range), by State, Form, and Content of the document, and further down, by Consistency, Pagination, Dimensions, Material, and Cover. These search fields are interconnected. For example, if you search for all documents produced by a certain Captain, the related data for those registers produced by that captain (such as forms, contents, consistencies, materials, etc.) will be displayed in the underlying search fields. Additional filters can be added (and removed) to further narrow the search.

Clicking on a chest enlarges it. Once enlarged, moving the cursor within it displays pop-ups of individual documents containing some essential elements: the curia, the description of the document from the 1324 inventory, and the dates of the first and last acts contained within it. The “view register” button brings up the document page.

B) The document page shows a viewer on the left with a photograph of the cover (when available), the first page, and sometimes other significant pages (back cover, certain internal divisions). In the center, the “Archival Description” tab opens with the inventory description, the ancient reference, the current reference, the dates, the types of texts present in the content, and the curia. The “Document History” tab lists, in order, the person responsible for the procedure (almost always the Captain of the people), the person responsible for the document (almost always a judge of his curia), and the scribe (almost always a notary of the captain’s curia). Further down are the locations of production, deposit, and custody, and the time intervals during which the document remained at these locations. The “Material Description” tab provides the title of the register, derived from previous inventories when available or transcribed from the first page, and other elements already mentioned in the search section (state, dimensions, material, consistency, blank pages, etc.). On the right, you can navigate among other nearby registers present in the same chest. Some elements of the document page are clickable: the names of individuals, which lead to the person pages, and the name of the curia, which leads to the curia pages.

C) The person pages contain the name in the most complete form found, the position held in the various forms present in the documents, the presence in the curia (with the office held and the dates of the first and last acts in which they appear), as well as links to the corresponding entry in the Biographical Dictionary of Italians or the Dante Encyclopedia when available. On the right are all the registers in which the person appears.

D) The curia pages list the members of the captain’s curia in order: captain, judges, notaries, and finally, when necessary, the city magistrates who participate in the documents produced by the curia.

Bibliografia

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